Roger Glover, intervistato nel 1996 per Metal Hammer

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METAL HAMMER SI E’ RECATO IN FRANCIA PER INCONTRARE IL MITO ROGER GLOVER.

AGOSTO 1996

“I Deep Purple sono oggi una band diversa e tutti gli elementi salienti che si possono notare contribuiscono e traggono origine da questo tipo di mentalità innovatrice. Steve Morse e la rinnovata voglia di andare avanti della band sono i cardini su cui si articola il nuovo corso. Dopo quello che è successo negli ultimi anni avevamo bisogno di stabilità e serenità per continuare. Quando si è arrivati alla rottura, con Ritchie, abbiamo pensato due cose : da un lato era sbagliato smettere, ma al contempo dovevamo recuperare uno spirito che mancava da tempo.” Questo spiega la vena diversa da cui sembrano scaturire le canzoni del nuovo album o sbaglio ? “Si : quando entrai nei Purple nel 1969 lo spirito che avevamo nel comporre era estremamente legato all’improvvisazione, ad un modo di essere genuino. Col passare del tempo, questo si è un po’ perso, sono emerse le distanze fra le varie personalità e questo credo sia stato nocivo per la coesione interna del gruppo. Non ci si sentiva più sullo stesso piano. Quando ci siamo riformati nel 1984 le cose erano più o meno le stesse, in quel disco c’era una certa dose di magia e atmosfera, ma nella prova successiva si è tornati sulla falsariga dei rapporti di cui ti parlavo e i risultati si sono visti : continui cambi di formazione, incomprensioni fra di noi… solo sul palco le cose sembravano diverse, ma non erano che parentesi. Per un po’ siamo riusciti ad andare avanti così, poi Gillan se n’è andato, quindi è tornato e ci ha lasciato Ritchie. Adesso sono convinto che i Purple si sono lasciati tutto ciò alle spalle, ma sono passati anni nel frattempo. Per questo disco ci siamo invece rimessi a suonare in modo naturale, non ci sono capi… nei Purple non c’è mai stato un leader e forse anche questo è stato la causa degli scontri fra le varie personalità che sono tutte molto forti. Questa volta siamo entrati in studio con un’idea diversa, con un’attitudine diversa e abbiamo cominciato a jammare sui pezzi, dopo vent’anni ho risentito quell’unione e quella sintonia che mi mancavano ed è stato formidabile.” Quindi, nonostante l’età e l’esperienza, è tornato il divertimento ? “E perché non dovrebbe essere così ? Oggi ho cinquant’anni e ho dedicato la mia vita alla musica, non vedo perché dovrei essere rassegnato a vivere come un bancario, io sono un musicista, mi sono sempre divertito e voglio continuare a farlo. Il divertimento. Questa infatti l’impressione che si ha immediata nel vedere i Purple dal vivo : loro sul palco si divertono come matti. Eppure c’è qualcosa che non quadra, come mai modificare tanto la scaletta ? “E’ una scelta anche quella ! Si tratta comunque di una decisione che si spiega con la nostra situazione attuale. Se da un lato è vero che l’entrata di Morse ha alterato un po’ quella che era la fisionomia classica della band, e la track list ne era un prodotto, è altrettanto vero che volevamo aggiungere un po’ di pepe alle nostre esibizioni dal nostro punto di vista. Suonare sempre le stesse canzoni, nello stesso modo, diventa routine e nel rock, nella carriera di un artista non ci deve essere niente di simile. Ogni concerto deve essere un pezzo unico, una cosa diversa, se ci si abitua a qualcosa si perde il vero spirito per cui si fanno le cose in questo ambiente. Abbiamo recuperato il gusto per la sfida e la track list di questa tournée ne è il risultato. Stiamo cercando di recuperare vecchi pezzi che non suoniamo da anni e con quelli che abbiamo provato la manovra è riuscita. Quelli di oggi sono i nuovi Deep Purple, e sono nuovi sotto ogni aspetto.” Messaggio ricevuto, ma la curiosità è forte e certe domande vogliono risposta : perché Steve Morse, e non magari un ragazzo più giovane, che potasse aria fresca in casa Purple ? “Credo che Steve abbia portato questo vento di novità comunque e la scelta è caduta su di lui per varie ragioni. Prima di tutto però vorrei dirti che per un breve periodo c’era venuto in mente di prendere un giovane, ma abbiamo scartato questa ipotesi piuttosto in fretta in virtù di una considerazione molto semplice : noi ragazzini non lo siamo più e volevamo una persona che avesse il nostro stesso background e in generale avesse vissuto le nostre stesse esperienze. Perché Steve ? Sinceramente non c’è una ragione… non ci siamo mai chiesti il perché. Io sono sempre stato un suo fan, fin da quando è apparso con i Dixie Dregs, mi è sempre piaciuto il suo stile, quando ci siamo trovati senza chitarrista m’è venuto in mente il suo nome. Siamo andati a vederlo ad un concerto che teneva in un club e glielo abbiamo chiesto, lui ha risposto di si. La prima scelta s’è rivelata quella giusta, ecco perché oggi è qui con noi. Ha un modo di suonare fantastico ed è quello di cui avevamo bisogno, in questo eravamo molto determinati. Per me, ma anche per gli altri, far parte dei Dee Purple vuol dire essere un virtuoso, uno veramente in gamba. Il nuovo chitarrista, chiunque fosse, doveva corrispondere a questo modello, e Steve è il migliore che potessimo trovare.” Ricordiamo infatti a chi lo ignorasse che Mr. Steve Morse è quel signore che si è permesso di battere nelle classifiche degli anni ottanta suoi illustri colleghi quali Van Halen, Malmsteen, Vai, Gilbert e lo stesso Blackmore. Come si è inserito Morse nel tessuto preesistente dei Deep Purple ? “Non ci sono stati problemi. Come ti dicevo abbiamo cominciato a jammare insieme e così abbiamo costruito l’unione ottimale. Se sei un musicista devi suonare e così ti rendi conto di quello che puoi fare, come lo puoi fare e quali sono gli obbiettivi da raggiungere. In questo modo recuperi a pieno la dimensione esplorativa che un songwriting di routine può solamente bloccare. Ti faccio un esempio chiarificatore. Steve ha sempre odiato i cantanti, con loro ha sempre avuto un rapporto conflittuale, con Ian invece questo non è accaduto. La band si è messa insieme su un piano paritario integrandosi, a ognuno è rimasto il proprio spazio da gestire e la cosa ha funzionato. Dal vivo poi tutto questo diventa palese. Essere sullo stesso palco con Ian Gillan è una certezza, Ian è monumentale, riesce a catturare l’attenzione e a ridistribuirla sulla band. Steve, che alla chitarra è un mostro, non ha bisogno di esagerare per primeggiare sugli altri, ha il suo spazio e lo può usare come meglio crede. Credo che oggi la band sia rientrata nei ranghi e abbia rimesso al centro delle proprie attenzioni la musica. Quando la musica recupera il primo posto e tutti lavorano a questo in armonia i risultati non possono tardare. Questo tour è il migliore che abbiamo mai fatto negli ultimi anni : è tutto perfetto.” Pezzi nuovi, attitudine nuova, disposizione dei membri del gruppo on stage rinnovata… e la dimensione storica ? I pezzi vecchi ? Come si integra tutto questo ? “Improvvisazione, questa è la chiave. Il concetto di jam è l’unico che ti può far capire quello che sta accadendo ai Purple. La sferzata e lo stimolo che stanno guidandoci in questo rinnovamento sono da imputarsi a questo. Abbiamo fatto un viaggio a ritroso nel tempo per recuperare una dimensione che avevamo perso. Non vedo i Deep Purple come la vecchia band che cade nell’autocelebrazione o nella ripetizione spuria dei propri dei propri fasti, ma piuttosto vedo un progetto in crescita, in evoluzione.” Chi ha assistito ad un concerto della band di questo tour , sa che si tratta di uno show estremamente dinamico e senza fronzoli che non lascia spazio a null’altro che la musica, ma il responso della gente rimane la cosa più importante. IDeep Purple saranno anche una leggenda, ma ad ogni nuovo album, ad ogni nuova uscita si devono poi rimettere al giudizio del proprio pubblico per capire se la strada è giusta o no. Questa volta al vaglio della folla c’era tanti, forse troppi elementi e alla fine tutti i presenti hanno finito per conglobare sentimenti e giudizi in un’unica impressione globale ad ogni buon propositiva. Questo quello che abbiamo visto noi qui in Francia, ma come è andata altrove ? “Nessun problema. Il nuovo stile, se così si può definire, è stato molto ben accettato dal pubblico. Credo che la gente abbia riconosciuto la vera essenza della band che veniva fuori ad ogni concerto. Anche la presenza di Steve è stata accettata in modo incondizionato da pubblico, che come hai potuto vedere ha dimostrato di apprezzare molto il suo stile e la sua personalità.” Il precedente tour lo finiste con Joe Satriani alla chitarra, come mai la collaborazione non è proseguita ? “Joe è stato meraviglioso, ha accettato di unirsi a noi in un momento molto difficile e ci ha veramente aiutati a tener fede ai nostri impegni, ma non potevamo continuare con lui… o meglio, lui non poteva continuare con noi. Il suo è stato un aiuto ma non poteva durare, lui ha la sua carriera i suoi impegni e per noi avrebbe dovuto mollare tutto. Non sarebbe stato possibile. E’ comunque vero che fra noi c’è stata un’intesa perfetta e le cose sono andate a meraviglia. Penso sia stata una bella esperienza. ” Esistono ancora obbiettivi per una band come la vostra ? “E perché non dovrebbero ! Il nostro obbiettivo principale è andare avanti e crescere ancora, non è una questione di fama o di vendite, ma di soddisfazione personale. I Deep Purple sono appena ripartiti e vogliono percorrere insieme ancora tanta strada ! Questa formazione durerà a lungo, credimi.” Non possiamo fare diversamente, infondo chi vivvrà vedrà !

Stefano Pera

 

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