24 luglio 2005
(prima parte)
Sono seduto qui a quasi 8 miglia sopra la Terra, verso altri concerti. Posso sicuramente dire che questo è l’unico momento che ho trovato per scrivere queste righe. Questo è uno dei periodi più intensi che riesco a ricordare, un tour dietro l’altro e poi una serie di giornate passate a correre da una parte all’altra.
Nelle ultime settimane ricordo di aver fatto una jam con Leslie West su un palco, un’altra coi chitarrista degli April Wine su un altro palco, aver salutato Bryan Adams, e aver suonato due show nello stesso giorno, in due paesi diversi.
Prima di tutto, il tour coi Mountain è stato fantastico per me, visto che una delle grandi ispirazioni per Major Impacts I, (uno dei miei album solisti) è stato proprio il sound dei Mountain. Lui canta ancora “Never in my Life” con lo stesso tono ruggente di un tempo. Il suo fraseggio su Mississippi Queen ha aiutato a formare le basi della mia biblioteca di grandi leccate chitarristiche. Mentre suonavo con lui sul palco non riuscivo a smettere di ridere perché lui è uno di quei chitarristi che sembrano non sbagliare mai fraseggio. Carnoso, essenziale e gustoso. Rich Williams dei Kansas è un altro che è stato grandemente influenzato da lui, e che sembra avere le stesse qualità.
Alla fine siamo riusciti a suonare al “Live 8”. I nostri manager si sono messi d’accordo con la compagnia aerea Ryan Aviation di Rockford, Illinois, e ci hanno procurato un jet abbastanza grosso da portarci in Canada e poi riportarci negli USA per lo show che avevamo in programma… lo stesso giorno. I roadies che sono venuti con noi si sono datti da fare per montare una strumentazione che non avevano mai visto prima senza che potessimo fare il soundcheck e c’era un tecnico del suono che non aveva mai lavorato con noi che ha cercato di fare del suo meglio. Ma tutti quanti allo show di Toronto erano nelle stesse condizioni perché la cosa imporatnte era di focalizzarsi sul messaggio positivo dell’evento, e non preoccuparci delle imperfezioni dell’impianto sonoro!
Un momento divertente è stato quando siamo saliti sul palco, e Ian Gillan era a piedi nudi come al solito. Nel giro di pochi secondi l’abbiamo visto danzare come un folle e poi correre a lato del palco per poi riemergere alla vista di tutti con addosso le scarpe. Ho capito cosa era successo quando ho sentito che le suole di gomma delle mie scarpe stavano cominciando a sciogliersi. Il palco era al sole, di colore scuro, non c’era un filo di vento, le condizioni giuste per arrostirsi… da cui l’improvvisa urgenza di mettersi a danzare in quel modo!
Per me dal punto di vista musicale è stato grandioso poter sentire tanti grandi artisti. Conosco la musica di Randy Bachman dai tempi dei suoi primi successi coi Bachman Turner Overdrive, ma non ero preparato a sentirlo cantare e suonare così bene. E sono un grande fan di Bryan Adams, per cui ho guardato il suo set e l’ho salutato con un grande sorriso. E’ sempre fantastico.
Però forse la cosa più bella per me personalmente è stata una conversazione che ho avuto con Mick Mars dei Motely Crue. Vedete, mio figlio si sta seriamente interessando alla chitarra da quasi un anno e i Motley Crue sono la sua band preferita, e c’è un assolo di chitarra che lo ha ispirato particolarmente. Per cui ho parlato con Mick gli ho detto di quanto mio figlio sia ispirato da lui. Mick mi ha ascoltato con genuina sorpresa, soprattutto quando gli ho detto che mio figlio ha confidato al suo fratellastro che quell’assolo lo fa sentire in paradiso. Quando ho visto che ha tirato fuori alcuni plettri (senza che io gli chiedessi niente) perché li portassi a mio figlio sono diventato anch’io un suo grande fan. Mi piacerebbe avere una fornitura perenne di plettri da regalare a tutti i ragazzi che adorano la nostra musica. Bè, per ora è tutto, mi farò sentire più tardi prima di affrontare un altro concerto, domani.
STEVE