Quello superato da Lord & C. è un nuovo grande traguardo, a oltre trent’anni di distanza dalla “prima” del Concerto per Orchestra, un risultato che oggi possiamo analizzare con maggiore serenità, meno stupore e più razionalità.
Ci hanno provato in tanti, nel passato, a realizzare una tournée con Orchestra al seguito. E’ sempre stato un fallimento. Ricordo quando gli EL&P dovettero interrompere il tour promozionale di Works perché gli incassi non coprivano le spese e l’album non vendeva, e in quegli anni gli EL&P erano all’apice del loro successo.
E’ sempre stato un difficile connubio quello di metter insieme elementi pop/rock ai diversi tempi musicali di una struttura come l’orchestra. Dai Procol Harum ai Nice, sino ai casalinghi New Trolls e BMS. Soprattutto si è cercato di limitare i danni facendo uso di gruppi orchestrali da camera o sinfonico-leggeri.
I DP, invece, hanno osato fin da subito! Hanno rischiato (…ed era il 1969!) con un intero ensamble come la Philarmonica Londinese, nel simbolo della più aristocratica cultura musicale, di fronte ad austeri professori d’orchestra abituati ai Preludi di Liszt, alle Sinfonie di Mahler, e un coraggioso Direttore quale Malcom Arnold. Fu un successo discutibile, emblematico, sorprendente.
Non delle canzoni accompagnate da un complesso melodico, non delle melodie arricchite dalla presenza di sofisticati arrangiamenti per fiati e archi, ma un vero concerto per “strumenti” e orchestra, una composizione completa e articolata su tre movimenti, frutto di una invenzione di Jon Lord. GOOD LORD! Grande artista, quanti anni di musica nelle sue dita e tra quei capelli lunghi e bianchi che scendono legati sulle spalle. Grande personaggio, cresciuto nella popolarità più smisurata alla guida (si… alla guida! LA SUA!) della fuoriserie Porpora, dal giorno in cui l’ha costruita, e con più intimista discrezione durante la lunga carriera solista. Intima… come per l’ultimo splendido affresco musicale “Pictured Within”.
A dispetto dei pochi commenti e articoli apparsi sui giornali e in TV, una giornalista RAI testimone sia al Filaforum che al Palavobis, per la presentazione del nuovo album di Ramazzotti, ha affermato che i fans del cantante italiano sembravano lì per caso, mentre quelli dei Purple sapevano come, e perché fossero lì presenti. Uno spettacolo ricco anche dal punto di vista coreografico, e come non avrebbe potuto esserlo?
Il grande palcoscenico che ha ospitato i 72 elementi dell’Orchestra Rumena, il podio di Paul Mann, il coro sulla sinistra e la lunga striscia dove si sono spostati i musicisti. Un impianto luci stellare e una “comprensibile” resa acustica (considerato che eravamo in un palasport e non al Teatro Regio) offerta dai potenti gruppi di casse appesi alla volta. Proiettati dalle magiche note della luminosa notte musicale… alle luci più crepuscolari dell’Hotel Hilton, notte tarda, a presidiare il più prestigioso albergo milanese come gli Ultrà di una squadra di calcio.
Ritornando a noi… a quanto aggiungere, potrei ricordare a Gianfranco che metà delle fotografie le ha scattate con il tappo davanti l’obiettivo, causa la legittima concitazione, la fretta, la gioia di quei momenti che correvano veloci mentre ognuno di noi cercava di strappare un momento indimenticabile ai nostri miti. Comprensibile l’emozione… le dozzine di birra che ci hanno seguiti da Piazza del Duomo ad Assago, come una lunga traccia del nostro DNA.
Perché i Deep sono nel nostro sangue Porpora. Sono lì da tanti anni, con la loro musica, alle volte nel silenzio dei ricordi, alle volte percuotendo forte la fibra delle casse acustiche nelle nostre abitazioni, e quelle emozioni, quelle vibrazioni sono state trasmesse ai nostri figli (Elliott, il mio che ha sette anni, sono giorni che gira per casa fiero delle sue fotografie autografate dai miti di suo padre). Il nostro bisogno di trovarCi si concretizza e diventa un appuntamento indimenticabile ogni volta.
E ad ogni concerto conosciamo altri pazzi farneticanti come noi. Altri ne verranno. Continuiamo a divertici con Loro, facciamo divertire gli altri, facciamolo più che mai, finché ci sono ancora quei cinque scatenati con la lattina di birra in mano quando scendono dai pulmini e con un sorriso sincero si stringono nelle fotografie ricordo, firmano gli autografi… e sono contenti di aver passato una serata con Noi, perché anche Loro Ci aspettavano.
Cosa ne pensi?