Gli italiani Jacula, antesignani del doom?

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Re: Gli italiani Jacula, antesignani del doom?

da purpleangel » giovedì 7 novembre 2013, 16:35

Ma cosa, la foto della copertina lo dimostra? quella se vuoi te la faccio pure io e ti ci metto anche a te ai cori datandolo 1870 :P
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Re: Gli italiani Jacula, antesignani del doom?

da RatBatBlue95 » giovedì 7 novembre 2013, 17:22

purpleangel ha scritto:Ma cosa, la foto della copertina lo dimostra? quella se vuoi te la faccio pure io e ti ci metto anche a te ai cori datandolo 1870 :P

Per me è vera e lo dimostra il fatto che si tratta della copia 289/299 (un numero a caso, non il primo o l'ultimo) con la firma di Bartoccetti vicino. Inoltre c'è il simbolo dell'etichetta Gnome Records. Ci sono troppe info sul retro, non mi sembra proprio un fake.
Comunque possiamo fare una colletta ed acquistare In Cauda sul sito web di Bartoccetti, così ci togliamo il dubbio! Io non avrei problemi... 8)
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Re: Gli italiani Jacula, antesignani del doom?

da purpleangel » giovedì 7 novembre 2013, 17:32

A rat non fare il boccalone proprio come tutti quelli che vanno dietro a 'ste cose :) una stampata che può fare chiunque, 300 misteriose copie di cui in realtà fisicamente non ce n'è manco una, i testi copiati da dischi usciti dopo, per di più l'autore stesso che ti dice che nel 2001 l'ha rifatto che ti serve ancora?
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Re: Gli italiani Jacula, antesignani del doom?

da Asso_982 » giovedì 7 novembre 2013, 17:41

Effettivamente “In Cauda” (1969) era profetico ma semplicistico… 2 accordi di organo e 1 giro di chitarra fatto ancor prima del così detto grande Tony Iommi. Poi è arrivato “Tardo Pede” osannato dalla critica e divenuto simbolo del progressive e del diabolico. Non ho mai capito nel corso degli anni cosa ci sia di satanico in un brano che condanna il Peccato degli umani e che recita “DIO TI VEDE, I MORTI TI VEDONO”... (cit. Bartoccetti) :D
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Re: Gli italiani Jacula, antesignani del doom?

da RatBatBlue95 » venerdì 8 novembre 2013, 18:06

purpleangel ha scritto:A rat non fare il boccalone proprio come tutti quelli che vanno dietro a 'ste cose :) una stampata che può fare chiunque, 300 misteriose copie di cui in realtà fisicamente non ce n'è manco una, i testi copiati da dischi usciti dopo, per di più l'autore stesso che ti dice che nel 2001 l'ha rifatto che ti serve ancora?

Ho fatto altre ricerche sulla vicenda che mi sta incuriosendo. Altro che boccalone, io vivo per questi misteri! Comunque, premetto che non avrei problemi nell'ammettere che In Cauda sia effettivamente del 2001, anzi sarebbe giusto che la verità venga a galla. Solo che ci sono ancora dei punti oscuri, secondo me.
Riguardo a In Cauda, Bartoccetti afferma che i brani non sono stati prodotti ex-novo nel 2001 ma che il suono è stato ri-trattato nella ristampa principalmente perché i master erano ridotti maluccio.
Quindi ora la questione verte su questo dilemma fondamentale: il disco è stato pubblicato nel 1969 o no?
Io credo proprio di sì ma in sole 299 copie.
Infatti su Internet c'è da moltissimo tempo il numero di serie dell'album (Ariston Records, serie Gnome, AR-LP 00299) che è lo stesso della cover che ho postato in precedenza da discogs (che è un sito più che affidabile sulle date e controllatissimo; posso dirtelo io stesso avendo ordinato parecchi album da lì). Inoltre, ho trovato anche lo scan di un'altra copia, la numero 23/299 (http://4.bp.blogspot.com/-wFqAIrI1RQY/U ... tefold.jpg).
Inoltre sul sito di Bartoccetti (precisamente a questa pagina: http://www.antoniusrex.com/orderonline.htm) è possibile ordinare una copia originale dell'album. Non so quanto gli convenga propinare alla gente interessata un falso, anche perché potrebbe essere facilmente denunciato. Ripeto che potremmo fare una colletta per verificare, io ci sto! :)
L'unico e vero bluff è quello riguardante i testi. Effettivamente lì c'è veramente poco da indagare. Forse i testi originali sono stati modificati nel corso degli anni, magari sono stati sostituiti in toto nel 2001, chi lo sa?
Comunque, per me, può anche averli sovrascritti dopo. Non sarebbe sicuramente il primo caso di scopiazzatura nella storia del prog.
Alla fine è il sound ciò che conta, e quello credo proprio che sia del 1969.

In generale, per me l'album merita tantissimo e rimane un capolavoro unico nella storia della musica italiana. La proposta musicale degli Jacula è molto interessante e diversa dal solito prog italiano e non solo. È palese che noi abbiamo ascoltato una versione che non rispecchia totalmente ciò che era contenuto nell'album originale (che però è stato pubblicato nel 1969, ne sono quasi certo; quindi non si tratta di una novità che risale al 2001) ma ciò non significa che la loro musica ora perda di valore. Il carattere anticipatorio di certe sonorità c'è tutto. Unica pecca il fattore testi, ma non li colpevolizzerei più di tanto per questo. In Italia certe cose sono sempre accadute (basti pensare al periodo beat nostrano)...
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Re: Gli italiani Jacula, antesignani del doom?

da RatBatBlue95 » mercoledì 22 gennaio 2014, 10:58

Qualche giorno fa ho ascoltato qualcosa degli Antonius Rex, la seconda band di Bartoccetti, dato che non li avevo ancora approfonditi.
In particolare ho sentito l'album Neque Semper Arcum Tendit Rex, pubblicato nel 1974. Superfluo dire che si tratta di un altro masterpiece assurdo, quasi ai livelli di In Cauda per il valore di certe soluzioni musicali...
Io continuo a sostenere con forza e convizione che quelle sonorità così doom siano qualcosa di mirabolante per i primi anni 70 e che Antonio Bartoccetti sia uno dei migliori chitarristi mai apparsi nella nostra nazione.
Ne è un perfetto esempio questo pezzo che mi ha sconvolto, come fece allo stesso modo Triumphatus Sad: http://www.youtube.com/watch?v=BAMvHevDT6k (Antonius Rex - Aquila Non Capit Muscas)
Suonare con questa consapevolezza in quegli anni è prodigioso!
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