PSP al Jailbrak diRoma concerto del 03-03-2011

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PSP al Jailbrak diRoma concerto del 03-03-2011

da maxpaice » sabato 5 marzo 2011, 13:29

PSP - live al Jaibreak di Roma 03-03-2011

Posso dire una cosa, che da molti anni la scena musicale romana ha perso molti dei grandi concerti rock perlomeno non c'è più il rimo di 10-15 anni fa. Però si è inserito un nuovo filone che è quello della musica da club, volendo potremmo dire musica da camera come lo era nel '700, che attraverso quei tre quattro locali ci hanno regalato emozioni con grandi musicisti ad un palmo dal naso. Vedere la band di Tony Levin, gli Steps Ahead, oppure Carl Palmer non ha prezzo. Da qualche anno si sta dando più spazio a certi generi musicali che prima veramente erano chimere da poter ascoltare veramente solo su cd. Diciamo che la scena jazz-fusion romana si è guadagnata il suo spazio d'importanza.


Il concerto

La band dei PSP rientra pienamente in questo filone di musica da camera, dandomi finalmente di vedere all'opera il noto polipo britannico con i sui fidi compagni Pino Palladino al basso e Philippe Saisse alle tastiere, la performance è durata 1h e 45 minuti incluso bis nel quale hanno eseguito una sola canzone che è Indian Summer, l'unica che conosco perché è brano di Phillips, le altre sono tutti brani originali dei PSP, dei quali uno mi ricorda vagamente nel tema Achilles Last Stand dei Led Zeppelin, quindi mi dispiace non so dirvi la scaletta precisa.
Neanche a dirlo la semplicità è solo apparente perché quello che ascoltiamo ha un elevato tasso tecnico, i tempi dispari spesso sono padroni, ma la melodicità e la bravura di questi signori, fanno sembrare tutto molto scorrevole e di facile esecuzione.
La cultura musicale dei tre musicisti contamina gli arrangiamenti, passando dalla fusion, al jazz puro, al blues, al funky, alla musica etnica. Per questo i brano risultano variegati e ben miscelati tra momenti soft e momenti più intensi, alcune parti potrebbero essere benissimo colonne sonore di film.
Phillips che non è alto di suo, vicino a quella giraffa di Pino palladino lo sembra ancora meno un po' come il secchio e l'olivaro. Palladino è un bassista che sembra essenziale, fa il suo lavoro non uscendo mai dalle righe, possiamo dire il contrario di Billy Sheehan? Direi di si. Ha un grande gusto melodico, preciso e tranquillo ha riempito con classe il giusto vuoto lasciato dagli altri due strumentisti. Il resto lo fa con la presenza è un personaggio perfetto pur senza muoversi particolarmente, peccato che non si sentiva sempre benissimo.
Il francese Philippe Saisse in questa formazione trio è il messaggero della musica, a lui il compito di farci ricordare le melodie dei brani e così è stato. In alcuni momenti ero proprio in trip, Saisse ha gran gusto e bei suoni, bellissimo il piano elettrico tipo quello di Chick Corea, adesso non conosco la paternità dei brani, ma questo tranquillo signore si è amalgamato perfettamente agli altri due compari, anzi una cosa che mi ha fatto molto piacere erano i sorrisi che si facevano tra loro, erano contenti di suonare e quando è così direi che è ok!
Phillips per quanto possa essere duttile rimane comunque un batterista power, è difficilissimo sentirlo suonare in maniera essenziale, ricama sempre usando molte “ghost notes”, per chi non lo sa sono note suonate ad un volume più basso e fungono da tappeto riempendo il sound dello strumento che è la batteria in questo caso. Poi parliamo di un drummer elegante, diciamo che riesce a strafare senza dar fastidio e mi preoccuperei molto se cambiasse stile. Il suo essere energico lo porta a fare dei fills veloci come uno scorpione che punge e non fa sconti, di tutti i batteristi che ho visto live solo Dennis Chamber è ancora più velenoso nel fills di batteria. Sedicesimi e trentaduesimi con fills composti da combinazioni tra toms e le due casse pulitissimi, una menzione a parte la merita il gongdrum che il buon Simon si è divertito parecchio a suonare, mi ha fatto venire il Taiko, quel grosso tamburo giapponese. La batteria si sentiva doppiamente, sia acustica che amplificata, come sempre bellissimo il suono delle casse 16”x24”, curatissimo.
Infine è sempre il suo essere energico che mantiene il ritmo dei brani per quanto eclettici siano sempre orientati verso ritmi serrati o perlomeno solidi e definiti, basta ascoltare qualche brano della sua discografia.
Un concerto da vedere, ce ne fossero di più con questo grandi artisti.
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