Caro Giulio, da parte nostra abbiamo apprezzato veramente il concerto: devo dire che, ogni volta che sento quei vecchietti terribili (e saranno almeno 8 le volte), alla fine della loro performance mi paiono migliorati rispetto alla precedente!
Mah… Sabato sera è stato davvero impressionante, e la stessa sensazione ha avuto il mio caro amico Mauro, musicista; devo confessarti che alcuni pezzi ci hanno procurato una emozione fortissima: pelle d’oca (io) e lacrime agli occhi (lui), oltre alla solita inevitabile tristezza della fine, perché vorremmo sempre che lo show non terminasse mai.
Sarà la vecchiaia, sarà la forza dei ricordi, fatto sta che ci tocca prendere atto di questa incipiente commozione o aumento di sensibilità. Sigh…! Va be’, venendo ai risvolti più strettamente “tecnici”, ti posso dire che mi aspettavo una peggiore risposta dall’acustica, alla luce degli ultimi show.
Invece, contrariamente a quanto affermato dallo stesso Glover, secondo me non era poi così male: gli strumenti si potevano sentire chiaramente, il suono nel complesso non era confuso o sgradevole e, tutto sommato, il risultato era più che buono.
Mi è piaciuto Don Airey, che pareva tutto intento a dimostrare in quei pochi secondi quanto bravo fosse, anche se non ce n’era bisogno. Su Steve Morse c’è poco da dire, ormai lo conosciamo, credo che si possa collocare di diritto tra i più bravi guitar-heroes attualmente in circolazione, Ian Paice e Roger Glover non tradiscono mai, sono affidabili e garantiti: Ian Gillan ha cominciato con qualche difficoltà, poi direi che si è ripreso bene, forse galvanizzato dal risultato della partita, eh eh!
Ci è piaciuto lo spirito con cui lui e i suoi compagni si muovevano sul palco, perché si vedeva che si divertivano a cantare e suonare insieme, che si trattasse di swing o country blues poco importava, l’importante era il piacere di esserci e di farlo. Grandi…!
Comunque, ancora una volta gli inossidabili ci hanno regalato un’altra grande serata ricca di emozioni e di vibrazioni adrenaliniche indimenticabili, ma soprattutto ci hanno dato la sensazione che i sogni possono durare a lungo e – si spera – non morire mai.
Long live rock and roll.
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