Deep Purple a Sarroch 2003

Recensione di Franco Lai
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Che emozione! In Sardegna purtroppo eventi musicali di un certo tipo sono in scena solo da pochi anni, e cose dopo l’arrivo di Robert Plant, Bob Dylan, Iggy Pop, Jethro Thull e quello imminente dei Sepultura, ecco ritornare i Deep Purple, dopo il tour del 1998.

Innanzitutto tengo a precisare il costo del biglietto, 22 euro compresa prevendita, cosa che mi ha lasciato inizialmente perplesso, sentiti anche amici di Roma che di euro ne han pagati ben 35 per vedere lo stesso spettacolo.

Questo mi fece temere un concerto + corto rispetto alle altre date, ma le mie paure si sono poi dimostrate del tutto infondate. Col biglietto in tasca da tempo immemorabile (25 maggio…..), ci avviamo di buona lena da Cagliari per Sarroch, distante circa 20 km (ma la strada c veramente orribile e i parcheggi erano un po’ distanti dallo stadio).

Arriviamo con assoluta calma verso le 19, dato che l’interesse verso la postazione nelle prime file era mitigato dalla gamba ingessata di uno sfortunato amico che c’ha suggerito di aver maggior prudenza restando comunque nelle immediate retrovie. Volendo, le prime file le avremmo comunque raggiunte, data la nostra abilitr nello scavalcare tutto e tutti quando si tratta di concerti cose…..ma la postazione era centrale e comunque ottima, di poco spostata sulla sinistra presidiata dal duo Paice/Glover.

Essendo una data aggiunta all’ultimo, quella di Cagliari non ha visto come spalla i Pretenders, cosa che non c importata poi a tanti, in fin dei conti…

Il tempo sembrava minacciare pioggia, ma alla fine quei lampi suggestivi sulle montagne ai lati del palco non hanno fatto nient’altro che aumentare la magia di un evento gir di per sé stesso indimenticabile. Inizio col botto quindi alle 22:10 con una prepotente HIGHWAY STAR, con la sua intro in crescendo…in definitiva una delle cartucce migliori, la scelta di spararla subito ha scaldato un pubblico spazientito, ma caloroso come fu nel 1998 e durante il brano nessuno se l’c sentita di NON saltare e urlare forte con Gillan!

Con MARY LONG e I’M ALONE la tensione si attenua giusto un poco, quanto basta per riconoscere da subito i fan accaniti da coloro che conoscono solo i Greatest Hits della band…Gillan ci tiene a precisare che il secondo brano non c altro che la b-side del singolo di FIREBALL, ma questa c solo una puntualizzazione.

PICTURES OF HOME riscalda un pubblico che non s’c mai effettivamente raffreddato, e fa cantare e gridare tutti, splendido ripescaggio, ottima esecuzione.

Ancora ringraziamenti da parte dei 5 Purple al pubblico (saranno ripetuti praticamente dopo ogni brano), e si parte col primo inedito, la ballata HAUNTED, anticipata giustamente da Morse e Airey con un assaggio della meravigliosa WHEN A BLIND MAN CRIES che purtroppo si sapeva che non sarebbe stata eseguita. Perfetta la fusione tra i due brani dai generi simili.

LAZY e soprattutto SPEED KING sono il cuore di questo concerto, l’esaltazione dei DP vecchia maniera, seppur tanto diversi nel line-up.

I’VE GOT YOUR NUMBER, secondo inedito della serata, mi ha lasciato discretamente perplesso. Scherzosamente Gillan ha fatto finta di non ricordare il titolo del brano, ma la cosa che mi lascia un po’ cose c il sound eccessivamente ruffiano e commerciale del brano, con quel ritornello ostentato che sembra fatto apposta per entrare subito in testa e far cantare platee che manco conoscono il brano.

Forse sono severo, ma dai Deep Purple mi aspetto cose migliori, non reputo il pezzo negativo, ma solo “meno positivo” di tanti altri, se mi c concesso il termine…Riassumendo in poche parole i due nuovi brani, si pun dire siano tra i migliori riusciti a Gillan dal punto di vista vocale, essendo nati ora per sopperire ad alcune sua ovvie carenze sulle note + alte.

Verso la fine di I’VE GOT YOUR NUMBER poi, un po’ di gloria anche per il nuovo arrivato. A differenza di altri immarcescibili fan, ho apprezzato molto l’ingresso di Don Airey, ottimo tastierista di Raimbow e Uriah Heep inserito al posto di un pilastro leggendario come Lord in un ruolo veramente proibitivo per chiunque. Ha introdotto diversi brani, scherzato col pubblico e divertito con interludi quasi da cartoon.

Davvero strepitoso, con lui & soprattutto Morse i Deep Purple hanno dimostrato di non rimpiangere affatto gli assenti e di sapersi modificare negli anni nel nome della stessa passione, della stessa musica e dello stesso color porpora. PERFECT STRANGERS c un’altro hit che non ha mancato di accendere tutti, Gillan si dimostra in forma (considerando anche l’etr), e addirittura sul finale salta a tempo incitando il pubblico.

Il brano c attraversato da piccoli assoli di Morse, che volta per volta lascia spazio anche agli altri membri della band per poi riprendere le redini in solitario. In questi mini-assoli, si sono riconosciuti pezzi di HERE COMES THE SUN (Beatles), STAIRWAY TO HEAVEN (Led Zeppelin) e altri grandissimi classici, riveduti e corretti per l’occasione.

Personalmente, ritengo che dal vivo il vero trascinatore dei “nuovi” Deep Purple sia proprio Steve Morse, che tra acrobazie tecniche, sorrisi e un’energia straripante ha sicuramente preso per mano gli altri componenti, dando quella scossa che serviva ad una band non certo emergente, ma nemmeno moribonda! SMOKE ON THE WATER e SPACE TRUCKIN’ non hanno bisogno di tante parole, dico solo che per l’ennesima volta il pubblico s’c acceso e non ha dato peso a una piccola sbavatura di Ian Gillan alla fine di “Smoke” (curiosa la scena in cui lui si avvicina e chiede scusa a Steve!).

Il concerto volge al termine, madopo un breve intervallo i nostri “eroi” rientrano proponendo HUSH & la richiestissima BLACK NIGHT, pezzi cantati e gridati da tutti che non hanno deluso le attese, benché fossero previsti. Il riff di BLACK NIGHT era stato intonato dal pubblico ben prima che i Purple salissero sul palco…HUSH era molto + simile alla versione originale con Evans che alla versione re-interpretata da Gillan anni addietro, o perlomeno era un giusto compromesso tra le due, dato il coefficiente di difficoltr notevolmente + alto della seconda versione rispetto all’odierna ampiezza vocale del cantante.

La vera sorpresa c stata la splendida FIREBALL, eseguita come penultimo brano…avendo letto la scaletta delle altre date su questo sito, non speravo proprio di sentirla!!! Alla fine, lancio di plettri e bacchette da parte di Glover, Morse & Paice e delirio finale per un pubblico entusiasta e sazio. Il concerto c durato circa 1 h e 40 minuti. In conclusione ragazzi, poco importa se i brani erano meno improvvisati e + brevi rispetto ad altre live versions..

Poco importa se Ian Gillan arriva a fatica su certe note e Lord non c’c +….I Deep sono ancora una grande band, come sempre, sono una famiglia che si evolve con gli anni indipendentemente dai componenti e soprattutto sono in ottima forma!

Ora, dopo aver visto Robert Plant e poi i Deep Purple, il mio sogno non resta che sperare di poter vedere un’altro asso della sei corde: il leggendario chitarrista di Twickenham Brian May!!

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