Ritchie Blackmore, intervistato da Pierangelo Coda

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Uno come Ritchie Blackmore riesce a entusiasmare, ma anche a dividere, ogni volta che imbraccia la chitarra. Nella sua lunghissima carriera ha fatto la storia dell’hard rock, ma ha anche fatto e disfatto gruppi con estrema facilità. Blackmore il despota dei Deep Purple, Blackmore che fonda i Rainbow, cambia sette volte formazione e scioglie il gruppo nonostante fosse diventato una notevole realtà musicale. Blackmore figliol prodigo che torna nei Deep Purple, Blackmore sempre triste e che evita contatti con il pubblico, Blackmore che acquista una casa precedentemente usata come set di film horror. Oggi è un cinquantacinquenne innamorato di Candice, la compagna che lo segue ormai da dieci anni, un uomo che ha definitivamente chiuso con il rock. E in effetti ascoltarlo mentre esegue ballate del 500 fa un certo effetto. Il suo nuovo ensamble, The Blackmore’s Night, è impegnato in un tour mondiale che in questi giorni tocca l’Italia.
L’aspetto è il solito, apparentemente compassato ma con il fuoco vivo negli occhi. Evita accuratamente di parlare dei Deep Purple.
Mr. Blackmore, perché un così grande interesse per la musica medioevale?
“E’ un tipo di musica che ho sempre ascoltato, ma che non ho mai potuto coltivare per le chiusure che incontravo nei gruppi in cui militavo. Grazie a Candice ho potuto suonarla a un certo livello perché lei è una grande interprete oltre che un’ottima suonatrice di flauto, strumento fondamentale per questo genere. Il resto fa parte di un lungo percorso musicale che mi ha portato a questo approdo. Sono convinto che ci siano molte assonanze con il rock, un senso di maestosità, la passione che ci metti nel suonarla, l’intensità di alcuni accordi. Il mondo dovrebbe fermarsi e ascoltare questa musica antica e moderna allo stesso tempo, oggi tutti propongono accordi riciclati male, quasi sempre dance, la renaissance – music è qualcosa di estremamente diverso, una pausa in tanto frastuono”.

Cosa risponde ai fans che la accusano di aver rinnegato il rock?
“Quello è stato un periodo importante della mia carriera e della mia vita, ma è un capitolo chiuso. Capisco che molti si sentano spiazzati, ma credo che alla lunga apprezzeranno la mia scelta, e per tanti sarà una piacevole sorpresa. Per evitare fraintendimenti a qualcuno che si aspetta del rock dallo show, ho preteso che sul manifesto del tour venisse ben sottolineato che quello a cui vanno ad assistere è un concerto acustico di musica medioevale”.

Come è cambiato l’approccio con la chitarra con il cambio di rotta?
“Suonando musica antica devo assolutamente farlo con una chitarra acustica. Uso esclusivamente le unghie, ho abbandonato il plettro, cambia il modo di imbracciare lo strumento, cambia l’impostazione, cambia un po’ tutto in definitiva, ora suono molto più lentamente rispetto a quando facevo rock”.

Quanto ha influito nella scelta di proporre quella che lei definisce renaissance music, la presenza di Candice?
“Ascolto musica rinascimentale da parecchio, il nostro rapporto è nato in seguito. Condividiamo questa passione, è uno dei motivi che ci lega”.

Come giudica il mondo del rock contemporaneo?
“Oggi il rock non è più un genere definito come lo era vent’anni fa. Oggi è un termine senza senso, si può dire che ormai tutto è rock, e niente è rock. E’ un genere attraversato da una grande crisi creativa appiattito com’è sui soliti suoni, fatto che si riflette sulla mancanza di vere e proprie nuove rockstar”

Non salverebbe proprio nessuno?
“Potrei nominare i Guns n’Roses o i Van Halen, ma anche per loro sento che soffrono una crisi di identità”.
Indubbiamente Blackmore è un uomo difficile e la sua storia ne è la testimonianza, un marchio indelebile che lo segue da sempre. Lo stesso Blackmore è però uno di quei personaggi che possono permettersi tutto, dall’alto della sua luminosa carriera di guitar hero.

 

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