Ian Gillan, intervistato da Rock Detector

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Quest’anno, Ian Gillan incredibilmente celebra 40 anni di carriera da professionista, da frontman dei Deep Purple per la maggior parte della loro illustre produzione, dopo aver cavalcato altre onde di successo e notorietà sia coi Gillan che coi Black Sabbath e con una produzione prodigiosa di lavori da solista. L’anniversario verrà celebrato con la pubblicazione di “Gillan’s Inn”, una raccolta di nuove versioni delle canzoni che hanno segnato le passate avventure del nostro, e che pagano un dovuto omaggio con la presenza di un invidiabile cast di ospiti.

L’immagine che accompagna questo album È marcatamente british: l’insegna di un pub. I pubs devono essere ovviamente molto cari a Ian Gillan se ha deciso di fargli un omaggio in un disco cosÌ personale. Gli ho chiesto subito se l’insegna del pub sarà anche la copertina dell’album vera e propria?

“Sarà qualcosa di simile. Ci sarà l’insegna del pub e ci sarà un’immagine da pub su tutta la copertina, però non é ancora finita. Abbiamo fatto alcune foto di un vecchio pub derelitto a Buffalo, nello stato di New York, e ci siamo anche noi che giochiamo in mezzo alla neve”.

L’album ripercorre il territorio familiare dei classici dei Deep Purple, sì, c’è anche Smoke on the water, e poi il materiale solista coi Gillan, la benvenuta inclusione di Trashed dei Black Sabbath e va indietro perfino a ripescare le vecchie cose dei Javelins e degli Episode Six. C’é anche un pezzo nuovo, No worries. E anche questa canzone ci riporta dritti verso il pub…

“No worries è stata inclusa perchè volevamo avere una nuova canzone nell’album per chiudere il cerchio, diciamo così. E’ un pezzo lento un po’ blues. Il mio produttore Michael Lee Jackson e io l’abbiamo messa giù mentre ci preparavamo ad assaggiare un nuovo cocktail che abbiamo inventato, chiamato “17 ladri sordi”. Se non ricordo male ci si deve mettere whiskey, rum, vodka, vino, coca cola, un cubetto di ghiaccio, una punta di assenzio e un’armonica. Per farne un demo ci abbiamo messo circa mezzo minuto”.

Anche prima che chiunuqe abbia sentito la musica hai già fatto nascere un dibattito incandescente includendo il nome di Fanny Craddock nella lista degli ospiti, e attribuendole la preparazione del menù su No laughing in heaven. Ci sono state alcune congetture che potrebbe trattarsi nientemeno che di Mr. Blackmore in persona mentre sul forum italiano dei Deep purple È stato puntato il dito su Jimmy Page (Fanny Craddock È una persona vera, uno dei primi chef televisivi britannici). Dunque Fanny È un vero e proprio nom de guerre o solo un parto del tuo feroce humor?

“Ah – la cara Fanny! No, no – lei È reale. Fanny Craddock È piombata in studio, si È strappata via i vestiti, ha agguantato una chitarra e si È messa a suonare mentre noi la fotografavamo. E’ diventata una tradizione. Se vuoi suonare nel mio album devi stare nell’angolo di Fanny Craddock e toglerti i vestiti prima di suonare”.

Ma non faceva un po’ troppo freddo per stare a suonare nudi?

“Eh sì! Abbiamo ribattezzato lo studio The nipple farm (La fabbrica dei capezzoli) perchè faceva talmente freddo che i capezzoli si staccavano e cadevano sul pavimento. Abbiamo registrato quasi tutto in uno studio di Buffalo che era abbandonato da anni. C’era ancora la sala ma mancava tutto l’equipaggiamento. Per fortuna abbiamo scoperto che i Goo Goo Dolls stavano registrando un album lì vicino e con l’aiuto del loro bassista Robbie gli abbiamo fregato tutti gli strumenti, poi li abbiamo caricati nel baule dell’auto e li abbiamo portati a The nipple farm. SÌ, faceva freddo ma Fanny si È comportata come un soldato”.

Dai, sul serio. Presumo che Fanny Craddock non possa dire il suo vero nome per non incorrere in problemi contrattuali.

“Bè, si e no. Fanny Craddock È una persona vera che ha suonato la chitarra su No laughing in heaven. Per diversi motivi non possiamo dire il suo nome. Dovrà restare un mistero per il momento… finchè qualcuno non scoprirà chi è. Ma, per essere chiari, qualcuno è veramente piombato in studio e ha suonato un assolo, e quella persona era molto reale. Lasciamo che resti un mistero”.

Hai fatto tutto il disco a Buffalo?

“La maggior parte, tutti i pezzi principali hanno un feeling molto dal vivo, con Michael Lee Jackson alla chitarra, Ronny Appleby al basso e Howard Wilson alla batteria. Era molto importante ottenere l’atmosfera di una band dal vivo. Poi ci siamo presi altri tre giorni in Inghilterra per finire tutto. Incredibilmente tutti i musicisti sono arrivati allo studio non solo nel giorno giusto, ma anche all’ora giusta. Mai sentito!”

OK, allora parliamo degli ospiti di cui si può dire il nome. L’ex Scorpions Uli Jon Roth, un genio della chitarra ma non uno che esce facilmente dal suo guscio. Come sei riuscito a convincerlo?

“E’ stato un momento favorevole. Uli È venuto a vederci suonare a Plymouth e come succede spesso, i musicisti si dicono a vicenda “Se avessi mai bisogno di me…”. Il più delle volte queste conversazioni non portano da nessuna parte ma questa volta ho colto la palla al balzo e gli ho detto “BÈ, in effetti, Uli…”. E quindi Uli ha registrato due meravigliosi assoli sul disco. Aspetta a sentirli, sono davvero fantastici”.

Stavo per chiederti se non consideravi il vecchio repertorio dei Deep Purple troppo sacrosanto ma la domanda è diventata superflua quando ho visto che nel disco ci saranno “Smoke On The Water”, “Speed King” e “Demon’s Eye.

“Bè, Smoke on the water è una grande, grande parte della mia storia, e una grande parte del perchè sono qui e sono in grado di fare quello che faccio. Non potevo certo ignorarla. Però c’è anche da dire che molte di quelle canzoni, Smoke, Child in time, Highway Star etc. sono momenti di un tempo andato e non possono più essere migliorate. Sono quello che sono. Sarebbe sciocco cercare di ricatturare quella magia perchè non è possibile. Per cui, quello che ho fatto con Smoke on the water è stato trattarla con rispetto, è una versione molto fedele, perà anche usarla come banco di prova per alcuni chitarristi con cui ho lavorato. Ci sono Jeff Healey, Steve Morse, Joe Satriani, un’incredibile quantità di talento”.

Per qanto riguarda Trashed dei Black Sabbath ci vedo far capolino il tuo perverso senso dell’umorismo. Mi ricordo bene che la versione dei Black Sabbath di Born Again che tu hai fronteggiato nel 1983 era stata ribattezzata “Black Purple” da un bel po’ di giornalisti. Ora, due decenni dopo, ti sei preso la tua rivincita creando veramente i Black Purple, con te stesso, Tony Iommi, Roger Glover e Ian Paice.

“Come facevo a resistere? Guarda, io amo quel disco e non ho altro che bellissimi ricordi del mio periodo coi Black Sabbath. Tony era molto occupato ma all’ultimo minuto ha suonato i suoi assolo come mi aveva promesso e sono veramente fantastici. Penso che i fans dei Black Sabbath saranno sulla luna quando sentiranno cosa ha fatto. E Roger e Ian, bÈ, hanno suonato benissimo su questa canzone, per cui si tratta proprio dei Black Purple. L’ironia della cosa mi piace davvero”.

Ovviamente anche Trashed è una canzone con forti legami “alcolici”.

“Sì, ma chi se lo ricorda più!”.

Te lo ricordo io. Avevi preso la Ford Granada di Bill Ward per farti un giro sulla pista di go-kart di Richard Branson e sei finito a testa in giù a pochi metri dal canale.

“OK. E’ vero! Come ho detto, bellissimi ricordi”.

C’è anche Joe Elliott dei Def Leppard nel disco.

“Sì, Joe È un grande. E’ successo tutto durante una partita di calcio che abbiamo fatto a Dublino. Dopo la partita Joe mi ha portato al pub perchè conosceva il proprietario e il pub aveva un piccolo palco, ci siamo chiusi dentro e mentre la birra scorreva è successo l’inevitabile. La serata si è trasformata in una jam acustica molto sbronza con le canzoni degli Everly Brothers. Joe stava al microfono e io suonavo le percussioni su una sedia di legno. Comunque, mentre stavo facendo il disco ho telefonato a Joe e gli ho detto, ti ricordi la notte degli Everly Brothers a Dublino? E allora Joe mi ha mandato queste belle armonie alla Everly Brothers per il disco”.

C’è anche il leggendario chitarrista cieco Jeff Healey che suona in modo commovente su When a blind man cries.

“Sì, commovente È la parola giusta. Ero incantato di fronte a quell’uomo. Che momento straordinario è stato avere Jeff Healey sul mio disco, che suona When a blind man cries. Poi è stata una cosa molto spontanea perchè l’ho incontrato e abbiamo fatto un patto, cioè lui avrebbe suonato sul mio disco se io avessi suonato con lui nel suo club a Los Angeles. Grande. Jeff ha registrato la sua parte solo due giorni pima di andare all’ospedale per farsi togliere un tumore dalla gamba”.

Dal tuo repertorio solista hai preso un pezzo da Toolbox, uno da Glory Road, uno da Magic e invece due dallo semi-sconosciuto Dreamcatcher, Sugar Plum e A Day Late, A Dollar Short.

“Sì perchè ho pensato che quelle canzoni potessero essere rifatte sotto una luce nuova. Quando abbiamo fatto Dreamcatcher eravamo solo in due, io e Steve Morris. E il budget era molto basso, veramente, giusto un paio di registrazioni veloci di alcune canzoni che stavano in giro da un po’. Anche se Steve è grande nel programmare le cose ho sempre sentito che mi sarebbe piaciuto rifare quelle canzoni con una vera band. Più tardi le suonai con Brett Bloomfield e Leonard Haze e questo mi convinse ancora di più della cosa. L’altro motivo È che la casa discografica era andata all’aria subito dopo e molta gente non ha mai sentito Dreamcatcher”.

Su Bluesy blue sea hai voluto Janick Gers degli Iron Maiden, che suonava anche nell’originale dei Gillan.

“SÌ, Janick ce l’ha fatta per un pelo. Si È infilato in studio per suonare il suo assolo mentre andava all’aeroporto”.

Tornando indietro nel tempo c’È anche Can I get a witness di Marvin Gaye.

“Facevo quella canzone quando stavo nei Javelins. Ti racconterÚ una storia. Quando ero appena agli inizi e non sapevo proprio niente di niente avevo questa idea in testa che se avessi avuto gli stessi strumenti dei miei idoli avrei cantato proprio come loro. Anche i chitarristi hanno spesso questo problema, non so se l’hai notato. Comunque, il mio idolo come cantante allora era un tizio chiamato Cliff Bennett, un cantante molto molto bravo. Per cui mi metto in testa che se riesco a procurarmi lo stesso microfono di Cliff Bennett potrò cantare bene come lui. Trovai il suo indirizzo e mi presentai alla sua porta una sabato mattina. Sua moglie aprì la porta e mi disse di andare a quel paese, ma in modo molto meno gentile. Le spiegai che avevo fatto un lunghissimo viaggio in autobus per venire a casa loro e a quel punto arrivò Cliff in persona. Io gli chiesi se aveva qualche vecchio microfono che non gli serviva più e lui mi disse che aveva sentito parlare di me. Allora tirò fuori tutti i suoi vecchi strumenti, microfoni, cavi, amplificatori. Ne riempì tre scatole e io gli diedi 8 sterline. Adesso mi ritrovavo con tre grosse scatole da caricare sull’autobus. Ci misi un’eternità per portarle a casa – e sicuramente non ho mai cantato come Cliff Bennett! Ma il cerchio si È chiuso perchè ho fatto cantare Cliff Bennett su Can I get a witness. Per me È stato incredibile”.

(I lettori dovrebbero anche notare che la seconda voce in questo pezzo È di un certo Mr. Ronnie James Dio, e le tastiere del suo collega negli ELF Mickey Lee Soule.)

Ci sono anche degli ospiti relativamente sconosciuti sul disco.

“Oh sì. C’è un tizio che abbiamo scovato in un pub, si chiama Sim Jones e faceva parte di un duo folk tradizionale. Bè, eravamo tornati in studio e io inizio a sentire qualcuno che suona Jimi Hendrix in modo fantastico. Mi giro e vedo questo tipo che suona Jimi Hendrix al violino! Ho detto agli altri “Guardate, sta suonando Jimi Hendrix al violino!”. Quelli mi hanno detto di andare a fanculo, ma alla fine li ho convinti. E’ stato fantastico. Suona anche lui in Smoke on the water, con un amplificatore Marshall. Davvero incredibile. C’È anche un grande chitarrista texano chiamato Redd Volkeartî.

Alcune di queste canzoni hanno preso una direzione completamente diversa?

“No, sono tutte molto fedeli. L’unica è forse Loving on borrowed time. L’introduzione È un po’ diversa e ho eliminato quegli orripilanti stacchi di batteria”.

Come si inserisce la pubblicazione e la promozione per Gillan’s Inn nei programmi dei Deep Purple?

“Bè, adesso Gillan’s Inn È stato messo in attesa, perchÈ la cosa più importante per me in futuro È la pubblicazione del nuovo album dei Deep Purple, Rapture. Credo che Gillan’s Inn uscirà nel gennaio 2006. I Deep Purple staranno on the road per due anni per promuovere quest’album. E’ un periodo molto eccitante per noi, ci sono stati alcuni cambiamenti molto positivi, per esempio con la casa discografica. Siamo in piena luna di miele con la nostra nuova casa discografica e siamo molto entusiasti”.

Ho sentito che i fans dei Deep Purple sono rimasti molto contenti nel sapere che Rapture vedrà un ritorno ai pezzi da sette minuti.

“PerchÈ no? Cioè, la radio non suonerà la nostra roba in ogni caso, lo sappiamo bene, per cui abbiamo pensato, facciamo solo quello che ci viene naturale. Torniamo ad allungarci un po’ e suoniamo la nostra musica”.

Due anni on the road. Presumo che significhi che suonerete in alcuni posti sconosciuti, qualcosa che avete già fatto con Bananas.

“Sì, ma ricordati che quei posti non sono sconosciuti se ti capita di abitarci! Penso che nell’ultimo tour abbiamo suonato in circa 45 paesi, ed è circa quattro volte tanto quello che la maggior parte delle band fa durante un tour mondiale. E’ bellissimo che possiamo farlo, essere benvenuti ovunque andiamo e suonare di fronte a pubblici anche molto grandi”.

Dunque i Deep Purple sono veramente una band globale?

“Penso di sÌ, perchè ogni volta che andiamo in un paese nuovo sembra che sia un enorme pubblico entusiasta che ci aspetta. Per noi della band È fantastico avere sempre questo tipo di esperienza. Per mettere le cose in una certa prospettiva, quando ho lasciato i Deep Purple nel 1973, suonavamo solo nei teatri e in posti simili. Ora suoniamo in stadi enormi in tutto il mondo. E’ diventato tutto molto più grande. L’unico posto al mondo dove suoniamo in posti piccoli sono gli Stati Uniti perchÈ lì ci conoscono solo gli ascoltatori della radio Classic Rock”.

E’ vero dunque che vi siete finalmente liberati di tutti i vostri detrattori e che ora i Deep Purple andranno avanti finchÈ voi potrete andare avanti?

“Verissimo. La vita è bellissima in questo momento. Non credo che le cose potrebbero andarmi meglio, non sento più nessuna pressione, faccio quello che amo e ho ancora molte nuove esperienze all’orizzonte. Sono molto felice”.

Anche la partenza di Jon Lord sembra avvenuta in termini cordiali. Non con tutti i famosi drammi del passato.

“Oh Jon voleva solo fare qualcos’altro. Era stanco di stare in tour e voleva mettere tutte le sue energie nella musica classica. Non c’È nessun risentimento tra Jon Lord e i Deep Purple. Jon ci telefona spesso prima di un concerto per augurarci buona fortuna. Anche lui sarà su Gillan’s Inn”.

40 anni nel mondo musicale. Ti devono chiedere consigli molto spesso.

“Oh un sacco di volte ma io non so proprio cosa dire quando mi chiedono cose tipo “Come faccio a diventare una rockstar?”. Cosa cazzo ne so? Forse cambiando pettinatura o comprando un nuovo tipo di pantaloni?”.

Qual è la tua opinione su quelle persone che pensano che il talento non È più indispensabile in questi giorni?

“Credo che per me sia molto difficile giudicare queste cose in modo obiettivo, ma io so che il talento si può manifestare sotto diverse forme. So che Steve Morse si esercita per sei ore al giorno e che Don Airey si esercita almeno quattro ore ogni giorno, anche se quella sera devono suonare dal vivo. So quello che facciamo noi, e so che funziona”.

E cosa ne pensi degli show tipo American Idol o Rock Star-INXS?

“E’ spaventosa la velocità in cui questi ragazzi vivono tutto il processo. Cioè, vengono presi dal punto in cui sognano una carriera musicale, e un paio di settimane dopo ne hanno già una. Ti farò un esempio di come queste nuove band giungano alla fama così velocemente. Mi piaceva molto questo disco nuovo, e non farò nomi perchè non voglio far arrabbiare nessuno, ma il loro disco era veramente bello. Comunque, questa band stava suonando allo stesso festival in cui dovevamo suonare noi per cui sono andato a vedere il loro set. E’ stato orripilante. Non avevamo idea di cosa fare sul palco, suonicchiavano insieme e questo era tutto. Ma non era colpa loro. Non avevano mai avuto la possibilità di uscire, suonare e farsi le ossa”.

Bè, penso che questa sia una delle ragioni per cui i gruppi come i Deep Purple non sono mai stati rimpiazzati.

“Forse. Noi siamo cresciuti nella scena dei club, e quando È arrivato il momento di metterci di fronte a un grosso pubblico sapevamo esattamente cosa fare. I nostri errori li avevamo già fatti in qualche pub di campagna, non davanti a 20.000 persone. SÌ, È tutto molto diverso adesso, questo È certo”.

Eccoci tornati al pub. I Deep Purple suoneranno davanti a 20.000 persone vicino a casa vostra molto presto. Ian Gillan sarà in qualche pub, probabilmente molto prima.

Grazie per l’intervista Ian.

“Di niente Garry. E’ anche l’ora giusta. Me ne vado al pub”.

Garry Sharpe-Young

 

 

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