Deep Purple a Milano, 23 ottobre 2000

Recensione di Marcello Maltauro Deep Purple Made In Italy
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Sono un grande fan degli U2. In questi giorni esce il loro nuovo album, con un sound che ritorna alle origini e la freschezza dei bei tempi; ante Pop per intenderci. In Italia non ho perso un loro concerto (dal 1985) e sono sempre stato presente ad ogni uscita discografica.

Ma, c’è un ma. Lunedì 23 ottobre sera sono stato presente (come sempre) al concerto dei Deep Purple e l’amore, appena sopito per questa fantastica band è ritornato alla grande. Di tutte le altre novità discografiche, adesso, non me ne frega proprio niente.

Sono così ritornato ad riascoltarmi il doppio del ’99 con l’orchestra, a vedere il video del ’69 e tutti gli altri CD’s rimasti negli scaffali ad attendere questi momenti. Solo riascoltando gli ultimi lavori con Blackmore, un senso di oppressione girava cupo nelle casse dello stereo. Conosco abbastanza bene le storie della Deep Purple family per non avvertire l’aria che generava quel malessere malcelato nei solchi dei CD.

Forse sto esagerando, ma da quando Steve Morse ha preso il posto dell’uomo in nero, mi sembra di avvertire all’interno del gruppo, un affiatamento e una serenità che non si sentiva prima. La libertà in cui vengono scelti i pezzi da suonare nei concerti e finalmente (per Gillan) non eseguire più la classica Child in time, ma anzi rispolverare fools o when blind … credo sia per loro il massimo della libertà.

Dopo questa premessa, desidero solo sperare che Steve non lasci gli zii da soli, spero che sia orgoglioso sempre di appartenere alla famiglia Porporata e che continuino tutti così con la gioia di suonare che dimostrano in questi ultimi anni. Credo che l’affetto che abbiamo dimostrato ad Assago dimostri tutto il nostro amore che abbiamo per loro e per le sensazioni che riceviamo, ma che credo tutti noi, doniamo a loro.

Sono arrivato in mattinata per visitare lo SMAU alla fiera di Milano. Procedendo a passo d’uomo nella caotica metropoli ho passato in rassegna tutti i manifesti pubblicitari vedendo (e commentando) tutte le facce possibili dal fottuto Ramazzotti all’ultimo album dei Nomadi, ecc. ecc.. Dei Deep Purple neanche l’ombra; in fiera c’era qualche accenno alla bella di turno B. Spears, dei Deep Purple, nessuna traccia.

Verso il tardo pomeriggio arriviamo ad Assago e se non fosse per le bancarelle di salsicciotti e magliette non si capirebbe che stasera c’è un concerto. La Stampa italiana eccetto il Gazzettino e la Nazione (ho vinto due biglietti per assistere al concerto dei Deep tramite un concorso organizzato dallo stesso quotidiano in rete, i biglietti poi gli ho regalati, figuriamoci, avevo prenotato i ticket ancora a luglio!), io non ho visto altro. Molto triste tutto questo.

Probabilmente per far parlare del gruppo bisogna dire di essere ancora vergini, oppure che si mangiano bambini durante il set o altre fesserie del genere. Mi è stato riferito da un’amica di una radio (Rai ?) che ha assistito alla presentazione dell’ultimo (speriamo) CD di Ramazzotti a Milano al Palavobis e a parte del concerto di Assago. La giornalista ha detto che i fans di Ramazzotti sembravano lì per caso, mentre i fans dei Purple sanno come, e perchè sono lì presenti. Bel complimento, l’unico.

Il concerto, personalmente, è stato grande! Gillan per la verità ha steccato nei primi momenti di Fools, o almeno io ho sentito così. Fools mi ha sempre attratto per la tematica che tratta e perchè lo strimpellavo con il mio gruppo (era l’unica cosa dei Purple che riuscivamo iniziare e finire insieme). Poi nasceva in me la sensazione che si sentisse messo da parte (anche se Lord in una intervista a detto che è stato proprio Gillan il più entusiasta nel riproporre il progetto del concerto con orchestra).

Su tutti, sempre a mio personale e modesto parere, si è elevato il “Bocia” del gruppo Steve Morse. Ha fatto rimpiangere il passato, perchè doveva arrivare prima! Poche parole sui grandi Glover, Paice e il maestro Lord; non occorre dire niente sono semplicemente Sueperb! L’orchestra, per quello che ho potuto intuire si divertiva alla grande.

Anche il piccolo uomo dal cuore grande: Ronnie James Dio è stato magnifico, e vederlo con gli zii sul palco è stata una grande emozione. La sensazione di tutto questo è che siano proprio una grande famiglia, degli amici oltre che colleghi di lavoro e che si divertano un sacco insieme. Credo che se vogliono, possono appendere al chiodo strumenti e grancasse tanto vivrebbero tranquillamente di rendita. Per questo, presuppongo, che all’origine ci sia una gran voglia di suonare per divertire, ma sopratutto per divertirsi.

Aspetto con ansia il 1º numero della fanzine a loro dedicata dal buon cugino Giulio Migotti, anche perchè nella stampa nazionale con l’eccezione di cui sopra, non ha dedicato proprio niente al grande evento. Peccato, perchè credo che i fruitori dei loro prodotti cartacei siano sopratutto persone come noi che non ragazzetti alla Grande Fratello via.

Con affetto a tutti i cugini porporati

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