Concerto for Group and Orchestra

Recensione di Luigi Longo
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Che dire, niente….non ci sono parole per descrivere le sensazioni che si provano sentendo questo live datato 1969. I deep purple erano giovanissimi, la cosa da non credere che erano appena un anno che erano sulle scene e già si trovano a suonare con un orchestra filarmonica, eseguendo non dei loro brani accompagnati dall’orchestra, come fanno ora in tanti, senza poi neanche riuscirci, ma bensì Jon Lord scrive una Suite una vera e propria opera, certe volte ci penso su e dico…ma vedi tu un giovane Beethoven (Lord) nei deep purple cosa ci combina.

A mio parere quest’album resterà nella storia come il primo in assoluto esperimento di un gruppo hard-rock con un’orchestra, e che concerto. Iniziamo con il dire che i deep purple, decisero di aprire la serata con alcune loro canzoni e anche per aver modo di presentare al pubblico londinese i nuovi arrivarti Ian Gillan e Roger Glover che dire una presentazione ad alti livelli.

Il programma comunque della serata era la sinfonia nu. 9 di Malcolm Aronold, subito dopo si sarebbero presentati i nostri, con Hush secondo me la migliore esecuzione di questa canzone con un Ian Gillan i perfetta forma, e con quei cori sembra di sentire i Beatles.

Poi abbiamo la grande Wring That Neck, questa canzone con i soli di Lord e Blackmore mi ha sempre accompagnato nella mia infanzia (ho 20 anni), incredibile, quelle sonorità secche, pungenti, quei grandi soli. Arriviamo alla presentazione per la prima volta dal vivo del nuovo brano Child In Time, certo non è la Child In Time che troverete in Made In Japan, ma è comunque una qualcosa che fa tremare.

Ian Gillan sembra quasi tocchi il cielo con quegli acuti, la parte strumentale e molto veloce, ma molto deep purple, Ian Paice la suona quasi come se fosse un pezzo jazz….facendo sempre suonare il rullante con le cosiddette note fantasma (oh aveva 21 anni, ed io mi posso sognare di suonare in quel modo). Arriviamo al grande concerto, chi lo sente per la prima volta può dire, no questi non sono i deep purple, ma perché non c’era d’aspettarselo.

La prima parte è molto beat….bravissimi gli orchestranti ci vorrebbero pagine intere per descrivere la loro bravura e i deep purple suonano quasi come se fossero parte integrante dell’orchestra, un pezzo che non può essere descritto con le parole che noi umani conosciamo….sentite che combina con quella chitarra Ritchie Blackmore.

La seconda parte è un po’ più calma, l’introduzione dell’orchestra ci porta nel parte cantata da Ian Gillan, un giovanissimo Ian Gillan, che devo dire mi sconvolge sempre quando lo sento in questa parte, con quella sua voce così limpida e pulita, un grande.

Questa seconda parte ci porta ad un assolo poi verso la fine di Jon Lord. La terza ed ultima parte molte volte tagliata sui vari Lp e Cd e sicuramente un parte aggressiva, anche perché è la parte che i deve introdurre al solo di Ian Paice, ragazzi miei non vi dico cosa fa su quella batteria, cazzo aveva 21 anni, se chiudete gli occhi sembra un assolo di Buddy Rich fine anni ’40/50.

Quando si conclude anche questa parte scoppia il delirio nella Royal Albert Hall, e comunque vi garantisco che questo live riamane nel cuore ed è li che non smettera mai di suonare….

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