Blackmore’s Night, Villafranca, 4 luglio 1999

Recensione di Marcello Maltauro

Come una gran bella donna che credi sia a tua disposizione sul letto ma alla fine ti riesce di vedere solamente una gamba seminuda

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Sono entrato verso le 17 nel cortile del castello e ho visto che montavano il palco. Seduto all’ombra, mi sono steccato dei succhi di frutta, poi fra le altre cose ho sentito una Tipa incazzata dire a delle persone che stavano girando attorno al palco “… ma cazzo!

Già è una data che va male e così che spendiamo i soldi!” non so a cosa si riferisse, la sera comunque c’era un bel gruppetto che io ho valutato sulle 1000/1200 persone; abbastanza se penso alla scarsa pubblicità, al disinteresse dei Media, l’età del nostro Man in Black e il genere musicale.

Piacevolmente sono stato sorpreso dalla riservatezza e dalla semplicità di Candice (quando presenta il pezzo però chiacchera tanto); quando Ritchie suonava il solo o semplicemente accompagnava uno strumentale, lei si tirava in disparte e lasciava il campo libero tutto per lui.

Per la prima volta, ho sentito la voce di Man in Blck. Non parlava al microfono, parlava con lei durante la presentazione del pezzo. Instauravano un dialogo credo divertente, lei lo chiamava con devozione. Alla seconda tastiera c’era una ragazza che ha aperto lo spettacolo con quattro pezzi suoi, poi si è cambiata d’abito e si è unita al gruppo. Il violinista/chitarrista/bassista era molto bravo e teneva testa alla chitarra del Man. Notevole anche Cristal Planet del parente J.Satriani. Passiamo avanti: c’è un lento (il 4º pezzo) in cui si sente la chitarra parlare! E’ quella tipica ballata da utilizzare in certi momenti.

Il nuovo genere di Ritchie (e che sempre è stato presente nella sua mente), non abbisogna di grandi soli o arpeggi mozzafiato, il genere non lo richiede. Si può chiamare musica d’epoca o medioevale, ma anche Ambient.

Per ¾ del concerto ha suonato con una chitarra semiacustica eletrizzata. Teneva sul capotasto un equalizzatore per dosare i suoni come vuole lui; e chi lo ricorda sui dischi dal vivo e sui video dei Purple, lui fa un grande uso dell’interruttore dei pik-up, (su you fool no one, si sente sempre cik, ciak, ciok…) mancando sulla chitarra che adesso suona, regola la potenzialità dello strumento con questo affare.

L’inizio dello show è stato micidiale; è uscito dal back-stage suonando una nota lunga e altissima tipo l’intro di Mistreated, tanto che credevo di trovarmi ad un concerto dei Rainbow, subito però le cose sono cambiate, come del resto immaginavo.

Parafrasando e cercare di far capire quello che intendo dire, immagite una cantante jazz tipo Billie Holiday: canta l’armonia e il pianoforte continua sotto non con l’accordo semplice, ma con un continuo refrain.

La stessa cosa fa Blackmore. Solo con il pezzo dei Ranbow 16º … nell’assolo centrale ha fatto la storia della chitarra nel Rock! Però è stato un solo episodio. Sembra quasi sia contento di lesinare le belle musiche che sa fare lui, le pagine di grande rock che ha scritto.

E’ come una gran bella donna che credi sia a tua disposizione sul letto ma alla fine ti riesce di vedere solamente una gamba seminuda, il resto lo immagini tu e basta.

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